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Figure di prua

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Prologo necessario

 

Con la parola devi essere crudele, cinico, maltrattarla.
Non concederle mai la carezza che ti renderà
suo schiavo.


Se l'hai creata empiamente per servirti
che cosa sono ora queste debolezze da eunuco?


Nella mano destra la penna,
nella sinistra la frusta.


Non lasciarle alzare la testa
perché sarai perduto.

 

 

 

Apprendistato


Il cimitero
(allora nell'infanzia nessuno moriva)
era solo l'immagine di alcune donne in nero
colme di calle e gelsomini.


Qualcuno osò parlare di un cimitero di navi
e la curiosità infantile mi portò fino a lì.

 

Per notti intere
mi avvinse il mistero di
dove dimorassero le calle e i gelsomini
offerti dai vivi.

 

 

 

Terraferma


È certo che avanzavi fendendo il mare.


Non hai mai saputo se eri tu a trascinare la nave
o se, come sospetti, ne eri sospinta.


A volte volevi protenderti più del necessario,
ma il carico era pesante.
Altre, volevi ritrarti,
ma lo slancio era troppo forte.


Sulla terraferma è un'altra cosa.
Benché tu non sappia bene cosa.

 

 

 

Carne da cannone

 

Vuoi che la parola non si noti.
Prima uccidi la rima (sonora e visiva)
spari empio contro il ritmo facile,
escludi la complicità della chitarra,
sgozzi ogni parola poetica,
per lasciare spazio solo alla poesia.


L'universo è un caos, non un orologio, dici.


E da molto che è cominciata la tua lunga serie di crimini.


L'assoluzione ti sorprende.


Non si ha conoscenza di siffatti corpi di reato,
ti dicono sfacciati.

 

 

 

Gli affanni del poeta

 

Gli chiesero di elencare, in ordine gerarchico,
le cinque parole più importanti della sua vita.


Compito facile, si disse,
e ne scelse dieci, quasi senza esitare,
ma era impossibile metterle in ordine,
perché ognuna di esse
era, in qualche modo,
incisa nelle pieghe delle altre.

 

Fece una e mille combinazioni,
ma tutte sembravano ricondurre
a una qualche remota e unica parola,

 

che,
com'era da prevedere,
mai sarebbe riuscito a decifrare.

 

 

 

[ da Figure di prua, Juan Octavio Prenz, La nave di Teseo, traduzione di Betina Lilián Prenz ]

 

 

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